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L’attaccamento al denaro
Scritto da admin il 10 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
Tutti hanno una vocazione, grazie alla quale si guadagnano da vivere, ma hanno anche un ulteriore vocazione secondo un più antico significato del termine: la vocazione a usare le proprie forze e vivere bene la propria vita. (Richard W. Livingstone)
Questo attaccamento è ormai quasi una malattia fatale che ha assalito il mondo occidentale. E’ importante chiarire che non sostengo che si debba odiare il denaro. Credo fermamente che avere denaro sia un vantaggio nella vita, e non ho nulla da dire sui soldi. Il denaro di per sé è buona cosa e lavorare per guadagnare fa parte della vita nel mondo di oggi. Ciò cui mi riferisco invece è l’attaccamento al denaro, tale che questo diventi il fattore dominante della vita.
Essere distaccati dall’acquisizione di denaro è un impresa difficile. E’ tuttavia importante riuscire a diventarlo, se vuoi sentirti in grado di compiere delle scelte nella vita. Le persone capaci di fare quello per cui si sentono portate e di rimanere concentrate su questo obiettivo, riescono a procurarsi sempre il denaro di cui hanno bisogno. Non soffrono però della malattia dell’accumulazione, che è così diffusa nella nostra cultura.
L’attaccamento alle idee e all’aver ragione
Scritto da admin il 09 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
Il test di intelligenza di prim’ordine è la capacità di accogliere simultaneamente nella mente due idee opposte conservando nel contempo la capacità di vivere. Si dovrebbe per esempio poter vedere che le cose sono senza speranza e tuttavia essere determinati a migliorarle. (F. Scott Fitzgerald)
Questo è uno degli attaccamenti di cui è più difficile liberarsi. L’attaccamento all’aver ragione crea sofferenza perché raramente serve a comunicare con gli altri. Le persone non vogliono che gli si dica quel che devono pensare e che hanno torto se non sono d’accordo. Quando incontrano un atteggiamento di questo tipo automaticamente vieni escluso perché sei incapace di ascoltare e fra te e loro si leva una barriera. Questo avviene perché si è così attaccati alla propria opinione che si insiste nel voler dimostrare che chiunque non è d’accordo con noi ha torto.
Un attaccamento di questo tipo rende quasi impossibile mantenere in piedi un rapporto d’amore. Quando incontriamo una persona che la pensa in modo diverso da noi, e cerchiamo di spiegarle quanto abbia torto, in realtà definiamo solo noi stessi. La nostra posizione, molto probabilmente renderà l’altro ancora più inflessibile nelle sue opinioni. Incontri di questo tipo finiscono quasi sempre con i due interlocutori più che mai fermi nella convinzione di aver ragione.
L’attaccamento al passato
Scritto da admin il 08 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
Il passato si deposita dentro di noi in molti strati che si intersecano. Il nostro mondo interiore è pieno di relazioni complesse, poiché contiene il passato, non solo quello che è successo davvero, ma anche tutti i modi nei quali vorremmo correggerlo.
Il passato esiste solo nella nostra mente. Restare avvinghiati ad antiche pene significa soltanto punirsi oggi per qualcosa compiuto da qualcun’altro tanto tempo fa. Tutto ciò non ha senso. Troppo spesso ci attacchiamo al passato e non c’è modo peggiore per vivere. Se abbiamo difficoltà ad amare noi stessi, spesso la causa risiede nell’incapacità di perdonare. Ci limitiamo a esaminare le nostre giustificazioni e ci rinchiudiamo nel nostro bozzolo. Forse abbiamo anche “ragione”, eppure non siamo felici. Siamo bloccati, avvinghiati al passato e così presi a biasimare tutto e tutti, che non ci rendiamo conto che i problemi derivano dalla nostra mancanza di volontà a lasciare andare.
L’attaccamento alle persone
Scritto da admin il 07 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
L’attaccamento alle persone è uno degli attaccamenti più tenaci, e fino a quando non si imparerà a superarlo si proverà molta sofferenza.
L’aver bisogno di possedere una persona e il sentirsi inutili, bloccati e feriti se quella persona non è parte della propria vita nel modo in cui si vorrebbe, è un attaccamento destinato inevitabilmente a far soffrire.
Tutti i rapporti umani possono essere più felici se vissuti da una posizione di distacco. Distacco significa amare una persona tanto da consentirle di fare le sue scelte senza rimproverarla, anche se esse non corrispondono o sono antietiche a quello che pensi dovrebbe fare. Significa avere abbastanza fiducia in te stesso da non sentirti in pericolo quando gli altri non soddisfano le tue aspettative.
Riconoscere gli attaccamenti che fanno soffrire
Scritto da admin il 06 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
Non essere schiavo del passato, tuffati nei mari sublimi, affonda nelle profondità e nuota lontano così da ritornare rispettando te stesso, con un nuovo potere, con un’esperienza progredita, che spiegherà e supererà il vecchio. (Ralph Waldo Emerson)
Per fluire liberamente con il non attaccamento non bisogna confondere il distacco con l’indifferenza. Distacco non vuol dire pensare: <<quella persona può parlare o agire così e per me è la stessa cosa>>. Significa essere distaccati dal nostro desiderio di rimanere attaccati alle cose, senza rimanere vittime della passione per alcuni oggetti, alcune persone, alcune cose, in particolare. La questione è se siamo disposti o meno a metterci in sintonia con tale fenomeno, servendocene nella vita quotidiana.
Il non attaccamento porta alla liberazione dalla sofferenza. Se non ci attacchiamo più a nulla, tutte le nostre paure, i nostri problemi, le nostre ansie, le nostre paure, svaniscono come neve al sole.
La sofferenza, indipendentemente dalla forma che assume, è causata dalla mente, da una mente che insiste nell’avere preferenze, e che non vuole permettere agli altri di essere come sono.
La sofferenza deriva dall’attaccamento a una situazione diversa da quella che c’è : dal desiderio di qualcosa che non abbiamo o dall’avversione a qualcosa che si ha.
Nel buddhismo, la sofferenza deriva dalla separazione da ciò che si ama o dall’unione con ciò che si odia. L’illuminazione consiste nella consapevolezza che le cose e le persone cambiano continuamente e sono tutte collegate fra loro e quindi nello sviluppo del non attaccamento.
Fluire liberamente con il non attaccamento
Scritto da admin il 05 set, 2009, su GOOD LIFE LAB
Paragonati a molti altri popoli della Terra siamo più ricchi di quanto essi possano mai immaginare in sogno. Eppure non godiamo della grazia della contentezza, della felicità e della gioia. Come mai?
Sembra che più diventiamo materialisti, più, come popolo, diventiamo diffidenti. Più cose possediamo, meno siamo interessati a comunicare valori umani fondamentali e diamo invece importanza al portafoglio e ai beni materiali, nostri ed altrui.
Quando possediamo molto poco siamo obbligati a entrare in relazione gli uni con gli altri e a guardarci negli occhi, non essendovi interessi materiali a distrarci. Man mano che diventiamo più ricchi, spostiamo lo sguardo sui nostri possessi, distogliendolo così dalla nostra reciproca umanità. Di conseguenza, nella nostra attuale società, vi sono livelli molto alti di solitudine e di disperazione.
Ma com’è possibile vivere con un senso di gioia e di armonia interiore in un contesto generale di avidità e accumulazione? Come possiamo vivere una vita quotidiana di amore e armonia e anche di successo, quando ci sentiamo circondati da persone che, nella loro continua corsa ad avere di più, si fanno portatrici di solitudine?