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SULLA CONTEMPLAZIONE E SUL DESIDERIO
Scritto da Dario Urzi il 15 feb, 2011, su GOOD LIFE LAB
E’ ben noto il famoso aneddoto che narra di quando sant’Agostino, mentre camminava lungo una spiaggia come sempre assorto nei suoi profondi pensieri, incontrò un bambino che con una ciotola riversava l’acqua del mare dentro una piccola buca che aveva scavato nella sabbia.
Alla domanda del Santo che gli chiedeva che cosa stesse facendo il bambino rispose che voleva riversare tutta l’acqua del mare dentro quella piccola buca. Sant’Agostino disse allora al bambino che quella piccola buca non poteva di certo contenere tutta l’acqua del mare. Il bambino gli rispose che se così era allora anche lui non avrebbe mi potuto comprendere i grandi misteri del creato perché la sua mente altro non era che una piccola buca di fronte all’immensità del mare.
Come siano andate effettivamente le cose a nessuno è dato di saperlo. Si dice che quel bimbo fosse in realtà un angelo inviato da Dio al grande pensatore della Patristica per portargli questo importante messaggio. Certo è che Sant’Agostino non si curò molto di quelle parole perché, dopo quell’incontro, continuò indefessamente a meditare sui grandi misteri e sui grandi interrogativi che da sempre accompagnano l’uomo e la sua esistenza. Immagino che anche il bambino, dopo quell’incontro, continuò a giocare cercando di riversare tutta l’acqua del mare nella piccola buca scavata nella sabbia.
Evidentemente doveva esserci un segreto ben celato tra le parole di questa parabola tanto cara al grande Santo la cui apparente verità dovrebbe far desistere chiunque dalla vana impresa di continuare ad interrogarsi su ciò a cui è umanamente impossibile dare risposta.
Dobbiamo fermarci qui o e possibile andare oltre? Posso solo fare delle ipotesi, ma forse ne vale la pena. (continua la lettura…)
Quell’oscuro oggetto del desiderio
Scritto da Dario Urzi il 24 feb, 2010, su Terapia dello Stress
Il desiderio, il nostro autentico desiderare, è un immenso spazio di silenzio e di quiete, con un proprio cuore e una propria anima, mentre ciò che affolla la nostra mente rendendoci così spesso inquieti, insaziabili e rabbiosi è solo l’affollarsi ed il pullulare delle nostre piccole e grandi voglie quotidiane.
Ognuno di noi sa bene che tutte le volte che realizziamo un desiderio la nostra gioia e la nostra soddisfazione presto svaniscono. Nasce subito un altro desiderio, e poi un altro ed un altro ancora. E più abbiamo più vogliamo avere, perché non c’è mai né felicità né nulla che ci possa bastare, nella ricerca di noi stessi al di fuori di noi.
Il desiderio, nella sua forma originaria, corrisponde essenzialmente a ciò che l’etimologia della parola così chiaramente ci indica: sentire la mancanza delle stelle (ove il “dé” privativo indica “sentire la mancanza di” e “sidera” indica invece le costellazioni e le stelle).
Ma se desiderare significa sentire la mancanza delle stelle, e le stelle, si sa, non si possono né toccare, né raggiungere, né tantomeno possedere, qual è allora il senso dell’umano desiderare? (continua la lettura…)